Lo scenario attuale: materia plastica e sostenibilità.

Author:Simone Bacci

26 Aprile 2022

materia plastica e sostenibilità

 

Poco più di un mese fa, si è tenuta a Nairobi l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente con gli alti rappresentanti di 175 paesi. L’intento è stato quello di varare un accordo internazionale per fermare l’inquinamento derivante dal materiale plastico.  

 

Il problema della plastica

Da troppo tempo riceviamo notizie sconfortanti in merito all’uso della plastica da parte dell’uomo e alle conseguenze portate dal suo uso spasmodico. Secondo uno studio condotto dalle Nazioni Unite, gli oceani sono invasi dalla plastica e qualcuno prospetta che tra non più di 30 anni questi conterranno più materiale plastico che specie animali. Questa è chiaramente una minaccia non solo per lo stato di salute del nostro Pianeta ma anche per quella dell’uomo e della catena alimentare messa sempre più in guardia dalle microplastiche.

 

Comportamento dei principali produttori di plastica

Le prime cinque compagnie mondiali ad immettere plastica sul mercato sono:

  • Coca Cola Company (2,9 milioni di tonnellate);
  • PepsiCo (2,3 milioni di tonnellate);
  • Nestlè (1,2 milioni di tonnellate);
  • Danone (717 mila tonnellate);
  • Unilever (690 mila tonnellate).

Ognuna di queste aziende prevede piani ed obiettivi di sviluppo sostenibile. Sembra infatti in aumento l’impiego di plastica riciclata. Ad esempio, nel biennio 2018/2019 Unilever ha aumentato del 10% l’immissione di plastica riciclata sul mercato.

Coca Cola, PepsiCo e Unilever puntano a raggiungere il 25% entro il 2025.

 

“Plastica dai numeri” – il rapporto di iso.org

Anche l’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione comunica tutta la sua preoccupazione per la situazione attuale. Il problema della plastica sembra destinato a crescere in assenza di un cambiamento profondo. Il modo in cui produciamo e gestiamo la plastica è, come ampiamente dimostrato, insostenibile. Sarebbe necessario che tutta la plastica prodotta venisse riciclata e/o riutilizzata. Purtroppo, i dati OCSE informano che meno del 20% del totale della plastica immessa viene riciclata. Da un semplice calcolo emerge che l’80% di essa impatti sull’ambiente. In sostanza i rifiuti continuano a crescere, si formano montagne di plastica e i tassi di recupero, riciclo, riuso, rimangono troppo bassi.

 

Alcuni ostacoli del quadro attuale

I motivi per i quali si è giunti ad un quadro attuale così negativo sono diversi. Da un punto di vista macroscopico, la gestione del problema sembra essere particolarmente complessa. Il riciclo in sé porta dei limiti non semplici da affrontare. Gli ostacoli riguardano i vari tipi di plastica esistenti, ognuno con caratteristiche e riciclabilità diverse. Ad aggravare il quadro subentrano poi le quantità di packaging aumentate negli ultimi anni, composte da materiali diversi che al momento non sembrano essere divisibili. Anche il prezzo rappresenta un paradosso che non sembra giocare a favore della sostenibilità.
Infatti, il prezzo del materiale vergine può essere di gran lunga più conveniente rispetto a quello riciclato. Succede così che certe plastiche non vengano riciclate poiché il costo è troppo alto.

 

Il ruolo di ISO e ONU

Gli standard ISO sono fattori abilitanti e potrebbero persino essere un motore per nuovi mercati in un’imminente economia circolare”, afferma il dott. Achim Ilzhöfer, Global Circulare Economy Manager e Presidente del gruppo di sviluppo di standard ISO responsabile degli aspetti ambientali legati alla plastica. All’interno della complessità dello scenario presentato, gli standard ISO possono svolgere un ruolo di fondamentale importanza, specificando a livello globale come produrre, consumare, recuperare e riciclare i materiali. “Il ruolo della standardizzazione ISO è catalizzare i mercati e collegare le questioni in sospeso per rendere le economie globali più efficienti e sostenibili”, conclude Ilzhöfer intervistato da iso.org (fonte: https://www.iso.org/news/ref2792-1.html).

 

Durante l’incontro tenutosi a Nairobi, l’ONU ha portato speranza ed ottimismo. Le Nazioni Unite hanno confermato che affronteranno il tema relativo alla gestione del ciclo di vita della plastica. L’accordo, come già detto, mira a convertire il modello attuale passando dal lineare ad uno nuovo circolare e quindi sostenibile.  L’intento è quello di limitare e controllare l’intero ciclo di vita della plastica.

I lavori avranno inizio quest’anno e si prevede l’adozione del trattato entro il 2024. Ciò che rappresenta una novità nell’approccio alla politica internazionale relativa alle tematiche ambientali è rappresentata dall’ampiezza dell’intervento, mirato all’intero ciclo di vita della plastica. Se da una parte questa presa di responsabilità può rappresentare un segnale positivo, è anche vero che dall’altra lo scenario ambientale delineatosi desta sempre più preoccupazioni.

 

Come conclusione di questo articolo condivido una citazione riportata dal collega Lead Auditor Simone Di Mauro pochi giorni fa al webinar promosso da AS&C sulla Valutazione del Rischio nella gestione degli impatti delle organizzazioni:

Quando le generazioni future giudicheranno coloro che sono venuti prima di loro sulle questioni ambientali, potranno arrivare alla conclusione che questi ‘non sapevano’: accertiamoci di non passare alla storia come la generazione che sapeva, ma non si è preoccupata”.

Mikhail Sergeevich Gorbachev

Premio Nobel per la pace, 1990

 

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